Sabato 18 Marzo 2017 alle ore 21:00
Alle 21:00 culmina il Leone con la brillante Regolo(stella multipla giacente sull’eclittica, e che quindi può essere occultata dalla Luna).
Ormai lo splendore delle costellazioni invernali si appresta a calare ad Ovest, dove le stelle brillanti si raggruppano intorno ad Orione.
Fra i Gemelli(“ultima” costellazione dell’ esagono invernale)e il Leone si trova la debole costellazione del Cancro, illustrata solo dalla presenza di due ammassi aperti e di alcune stelle doppie. A Sud di Cancro e Leone si trova un’altra oscura regione, regno dell’Idra(con Alphard unica stella luminosa). In basso a sinistra di Regolo, sempre vicino all’eclittica, è sorta la stella Alfa della Vergine(Spica) accompagnata dal pianeta maggiore del Sistema Solare.
Secondo alcuni si può definire un triangolo(equilatero) di primavera dato da Denebola, Spica e Arturo.
A parte le poche stelle fin qui menzionate si potrebbe concludere che il cielo di primavera sia piuttosto scialbo e poco interessante. Ma l’essersi allontanati dalla scia luminosa della Via Lattea(di qui la povertà di stelle brillanti), ci consente di “ mettere la testa al di fuori della Galassia” e osservare un notevole numero di galassie esterne di molti tipi diversi, di dimensioni enormi e anche oggetti più “esotici” come i quasar.
Le galassie esterne cominciano a rivelarsi nel Leone: fra le stelle Theta e Iota Leonis troviamo il terzetto dato da M65, M66 e NGC3628. Poco a Ovest sta NGC 3593. Circa otto gradi a Ovest di M65 vediamo un’altra famosa coppia galattica,
M95 e M96.Poco a Nord di quest’ultima troviamo un altro terzetto(NGC 3389,NGC 3384 e M105).
Se osserviamo il cielo tra Denebola,(Beta Leo) e Arturo(Alpha Boo)troviamo un’altra debole costellazione: la Chioma di Berenice, che sembra ospitare solo una spolverata di stelle(che formano un ammasso aperto), e un grande ammasso di galassie. L’ammasso stellare è piuttosto evidente, ed è denominato Melotte 111;nello sfondo, libero dal pulviscolo associato alla Via Lattea, si scoprono molte galassie esterne, fra le quali la più famosa è M64(“occhio nero”), una spirale vista di sbieco contenente una grande quantità di polveri. Accanto ad Alpha Comae, poco a Nordest della congiungente con Eta Bootis si trova un altro oggetto di profondo cielo, cioè M53. Direttamente a Sud della Chioma di Berenice riconosciamo la famosa costellazione zodiacale della Vergine, con Spica supergigante azzurra poco più bassa dell’eclittica. La Vergine è un’altra grande costellazione povera di stelle brillanti, ma anche qui troviamo una finestra spalancata sullo spazio esterno. Fra le stelle Epsilon Virginis e Beta Leonis giace
una grande quantità di galassie luminose, fra cui la supergigante ellittica M87, la quale presenta un “nucleo attivo” cioè nel suo centro è attivo un buco nero che espelle due getti di radiazione e materia lunghi migliaia di anni luce. Poco a Nord di questa galassia troviamo dei “festoni” di altri universi isola come M84,M86,M89(le prime due lenticolari e la terza ellittica) e M49, M58, M61 (la prima ellittica e le altre spirali) e molte altre indicate da numeri NGC. Questa stessa zona celeste è così povera di polveri da consentire l’osservazione di due oggetti certamente eccezionali. I quasar 3C273 e 3C279.
Per tentare l’ identificazione e l’osservazione di questi “dinosauri cosmici” è necessario uno strumento di alta gamma avente anche un sistema di puntamento e inseguimento ottimo. I due quasar hanno magnitudini 13 e 16 e rappresentano a circa 2,5 miliardi di anni luce gli oggetti più distanti alla portata di strumenti di “astrofili evoluti”. Naturalmente sarà necessario anche un seeing più che buono.
Volendo riepilogare in tempo luce gli oggetti notevoli della serata, possiamo partire dai quasar, distanti 2,5 miliardi di anni luce, fare un veloce confronto con M31 e M33 nel crepuscolo di Nordovest mille volte più vicine (2,2 e 3 milioni di a.l.). Le distanze medie dei due ammassi della Chioma e della Vergine si aggirano sui 350 e 60milioni di a.l. rispettivamente. Il re del nostro sistema solare, prossimo angolarmente a Spica sta a 50 minuti luce, mentre il nostro satellite, in fase calante, dista poco più di un secondo.
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